Mi è stato inoltrato questo articolo nel quale si parla di una terribile crudeltà da parte di un cosiddetto "artista" ai danni di un povero cane randagio...Ovviamente su internet le bufale si sprecano, ma questa vicenda è alquanto ambigua. Ci sono siti infatti nei quali la notizia non è che venga proprio smentita, ma solo smorzata...lo stesso autore pare rispondere in internet alle accuse mosse dai vari firmatari della petizione contro questo strazio. Nella sua risposta lui afferma di aver semplicemente utilizzato questo cane chiamato Natividad per manifestare la profonda indifferenza della gente davanti al randagismo e alla morìa di cani randagi nella sua città, senza che questo abbia mai scaturito alcuna reazione indignata nella gente... Io dico che forse l'artista è stato un po' eccessivo nella sua protesta. Avrebbe probabilmente sensibilizzato gli animi a livello internazionale anche con una "semplice" ma efficace mostra di fotografie, magari mostrando il lato più crudo del randagismo e della morte di questi poveri animali. Forse non era proprio quello il vero intento?
Questo purtroppo non ci è dato saperlo....certo è che prima di legare una povera bestia ed esporla senza dignità e affamata con una ciotola di cibo e acqua a distanza, così da non poterla raggiungere, per rendere più reale la sua sofferenza, in una "galleria d'arte" e per questo farsi chiamare artista uno ci dovrebbe pensare meglio, secondo me.Ma il cane era già "in pessime condizioni e sarebbe comunque morto"....
Allora perchè la prossima volta non ci mettiamo un malato terminale nelle sue ultime ore di agonia, magari evitiamo di dargli la morfina così possiamo vedere la morte e la sofferenza manifestarsi in modo "puro", quasi "artistico" direi.... tanto quel malato terminale sarebbe comunque morto...E poi ci lamentiamo che la nostra società è violenta? Ci riempiamo la bocca con parole come bullismo e omicidio, ... e chiamiamo arte legare un cane (anche se solo per 3 ore al giorno) per vederlo morire davanti agli occhi di tutti coloro che partecipando ad una mostra d'arte, sorseggiano il loro vino bianco parlando di cazzate inutili e di filosofia (perchè nessuno di voi ha fatto qualcosa?) ... mentre una creatura innocente MUORE nell'indifferenza di tutti, anche dello stesso "artista" di questo scempio!! Ma soprattutto guardate le foto e non permettete una cosa così. Se vedete un randagio per strada ogni tanto portategli qualcosa da mangiare... non è contro la nostra dignità prenderci cura dei più deboli... e non è nemmeno un obbligo farlo sempre.
Pensate però che un giorno potreste rinascere cane o gatto e per giunta randagio...chiedetevi se vi piacerebbe essere trattati così.
Altri link ... poi ovviamente fatevi le vostre analisi e traete le vostre conclusioni in merito a questo "artista":
Il Giornale.it
La Zampa.it
Petizione On Line per evitare che la cosa si ripeta quest'anno
Dogwelcome
NNTP
Uccidere un cane per l'arte
Letransfusiòn (in spagnolo) mostra altri modi per sostenere la causa degli animali
Nel anno 2007, Guillermo Vargas Habacuc, un finto artista, prese un cane di strada, lo legò ad una corda corta ad un muro di una galleria d'arte e lo lasciò morire lentamente di fame e di sete:
Per parecchi giorni, l'autore di questa orribile crudeltà e i visitatori di questa galleria d'arte sono stati spettatori impassibili dell' agonia del povero animale, fin quando finalmente è morto per inanizione, dopo aver passato per un doloroso, assurdo ed incomprensibile calvario
Questo non è tutto: la prestigiosa Biennale Centroamericana di Arte ha deciso, incomprensibilmente, che la bestialità che aveva appena commesso questo individuo è arte, ed in questo modo tanto incomprensibile Guillermo Vargas Habacuc è stato invitato a ripetere la sua crudele azione in fortuna Biennale in 2008.
Questo è l'articolo scritto su www.ilgiornale.it in data 28 ottobre 2007 da Mario Cervi.
Ho deciso di copiarlo e incollarlo e non solo linkarlo perchè temo che poi sparisca dal web e credo che questo articolo invece debba restare leggibile a tutti e sempre, per non dimenticare che le vere bestie siamo noi umani....c'è davvero ben poco da vantarsi.
Grazie Sig. Cervi per aver espresso così bene anche il mio pensiero in merito a questa vicenda terribile.
Pare che Guillermo Habacuc Vargas, nato in Costarica, goda come artista di notevole fama, almeno dalle sue parti. Dovrebbe essere uno dei rappresentanti del suo Paese nella Biennale Centroamericana del 2008, in Honduras. Per quel che mi riguarda, e in base alle notizie che ho avuto, Guillermo Habacuc Vargas è un poco di buono, anzi è tutto cattivo.
Appartiene al filone dei provocatori che elevano al rango di creazione artistica qualsiasi eccentricità e stravaganza, gradevole o sgradevole che sia. Anche chi non ha nessuna simpatia per questi ribelli, siano essi graffitari o dipintori in rosso della fontana di Trevi o impiccatori di manichini, deve almeno riconoscere loro l’innocuità. Non compiono atti di violenza, contro nessuno. Il citato Habacuc s’è invece reso colpevole d’una infamia che l’ha additato al disprezzo e all’indignazione di quanti ne hanno avuto notizia. In un quartiere periferico di Managua ha catturato, con l’aiuto di cinque ragazzini cui è spettata poi una mancia, un mite cane randagio, e l’ha esposto in una galleria d’arte (si fa per dire) con la scritta «Un perro enfermo, callejer », un cane di strada malato. La povera bestia era legata a una catena, e a qualche metro di distanza l’orribile Guillermo aveva collocato una ciotola di cibo, non raggiungibile.
L’opera d’arte consisteva nell’esibizione mostruosa di questa sofferenza e di questa agonia. Ovviamente all’animale è stata negata, insieme al nutrimento una qualsiasi assistenza medica. Alcuni visitatori della mostra si avvicinarono all’«artista» per chiedergli che liberasse il cane. Ma lui rifiutò decisamente, non poteva permettere che il suo capolavoro fosse pregiudicato da intromissioni d’estranei. Vargas è un mascalzone e probabilmente anche un pazzo. Sono strettamente consigliabili nei suoi confronti, misure cautelari. Una delle quali potrebbe consistere nel tenerlo legato a una catena, senza cibo.
Ma l’aspetto più sconvolgente di questa storia non sta nel sadismo d’un personaggio da film horror. Sta nella indifferenza, o nella protesta solo blanda, di coloro che hanno visitato l’esposizione. Sta nell’inazione delle autorità -magistratura e polizia-cui spetta il compito di impedire gesti disumani. Sta soprattutto nell’ipocrisia con cui il Madc (Museo de arte y diseno contemporaneo) legittima la sua stima per Habacuc Vargas e la mancanza d’una qualsiasi deplorazione per la sua crudeltà. Il Madc rifiuta ogni intervento, a cominciare dalla cancellazione dell’Habacuc dal catalogo della Biennale Centroamericana del 2008. Si atteggia a difensore e protettore delle libertà intellettuali e artistiche. «Un’opera anche se discussa e discutibile- sta scritto in un comunicato-deve servire di spunto per opinioni diverse, e sia pure contrarie, però non deve mai dare spunto a censura.»